Giuseppe Pagano Pogatschnig 1896 - 1945
Nato 20.6.1896 in Parenzo / Poreč
Morto 22.4.1945 in Mauthausen
Biografia
Giuseppe Pagano Pogatschnig è stato uno dei maggiori protagonisti dell’architettura italiana degli anni Trenta. Nato il 9 agosto 1896 in Istria, nel 1915, pur essendo cittadino austro-ungarico, si arruola nell’esercito italiano. Dopo la guerra aderisce al fascismo, nei cui proclami rivoluzionari vede un possibile rimedio all’arretratezza italiana. Si laurea a Torino, e qui realizza i primi progetti innovativi, nel 1931 si trasferisce a Milano per dirigere la rivista La Casa Bella, poi Casabella, sulle cui pagine sostiene l’architettura razionalista contro il monumentalismo celebrativo del regime. L’Istituto di Fisica dell’università di Roma e la sede dell’università Bocconi di Milano sono le opere più note. Verso la fine del decennio capisce che il fascismo non può corrispondere alle sue speranze e la guerra, che combatte in Albania e in Grecia, gliene svela definitivamente il carattere propagandistico e fallimentare. Al ritorno si dimette dal partito; trasferito a Carrara presso il Genio Navale, prende contatti con le organizzazioni antifasciste clandestine. Dopo la caduta di Mussolini si pronuncia per la lotta armata, ma il 9 novembre 1943 è arrestato e incarcerato a Brescia. Vi trascorre otto mesi, durante i quali si dedica sia al grande progetto per una città sperimentale, sia alla preparazione della fuga che attuerà a luglio, con gli altri 260 detenuti, approfittando di un bombardamento. A Milano riprende i contatti con la Resistenza, ma a settembre finisce in una prigione, nota come Villa Triste, dove agisce incontrollata una banda di torturatori ai quali tiene testa con sorprendente coraggio. Il mese successivo è trasferito nel carcere di Milano e, rendendosi conto che in Italia la sua sorte è segnata, con il proposito di fuggire durante il trasferimento chiede di essere inviato come lavoratore in Germania. La fuga risulta impossibile; il 22 novembre Pagano arriva a Mauthausen con il triangolo rosso dei prigionieri politici. Dieci giorni dopo è al lavoro nelle gallerie di Melk. Durante un periodo di permanenza in infermeria riesce a pensare alla sua città a misura d’uomo e a un progetto di casa prefabbricata, ma a fine febbraio, tornato nelle gallerie, le percosse di un sorvegliante gli provocano una grave broncopolmonite. All’inizio di aprile, quando Melk è sgomberato per l’avvicinarsi dei russi, torna a Mauthausen, dove il 22 aprile si spegne. Un amico riporterà in Italia gli ultimi messaggi d’addio.
Alla moglie:
"Paola, ti mando un mio saluto. È probabile che la nostra bella vita così intensamente felice sia definitivamente interrotta. Abbi forza. Non piangere troppo e sii fiera della mia vita generosa. Pago di persona... Pensa a riprenderti, non abbandonarti alla melanconia. La vita ti farà ancora sorridere e io ne sarà tanto felice. Bacia la bimba: essa possa vedere il nuovo mondo."
E all’amico:
"Caro Palanti, compianto di un tuo fratello e collega; questo sarà un messaggio del Fu GPP; grandissime sono le probabilità che io resti stroncato da questa broncopolmonite doppia. Penso a te come all'amico che più di ogni altro potrà curare la mia eredità spirituale… Avevo tanti sogni, tanti progetti e tante speranze quasi certe. Finito! A voi continuare bene e meglio. Addio."
Paola Franceschini