Giacomo Banfi 1915 - 1945

Nato 19.6.1915 in Greco Milanese
Morto 15.6.1945 in Mauthausen

Biografia

Di anni 29. Nato il 19 giugno 1915 a Greco Milanese (frazione di Milano). Di professione attrezzista, assunto presso la fabbrica Innocenti di Milano. In seguito agli scioperi del marzo 1944, viene arrestato il giorno 10 dello stesso mese mentre si trova negli uffici della Direzione dello stabilimento presso cui lavora. Incarcerato inizialmente nel penitenziario cittadino di San Vittore, viene brevemente trasferito alla caserma Umberto I di Bergamo, prima di essere deportato a Mauthausen il 17 marzo 1944. Giunto al lager il giorno 20, viene smistato al sottocampo di Gusen, quindi destinato al lavoro coatto prima a Schwechat e quindi a Floridsdorf, due sottocampi nei pressi di Vienna. Ricondotto a Mauthausen l’8 aprile 1945, il 5 maggio viene liberato assieme agli altri superstiti dalle sopraggiunte truppe anglo-americane. Debilitato dalla prigionia, attende di essere rimpatriato, ma si spegne il 15 giugno 1945 a causa del peggioramento delle sue condizioni di salute. 

Lettera alla Moglie, scritta in data 12-05-1945, Lager di Mauthausen:

 "K.L.M. Mathausen, 12-5-1945

 Cara moglie finalmente

 dopo 14 me=

 si di inenarrabili stenti su=

 biti ad opera di quelle specie

 di cannibali della SS posso 

 finalmente darti mie notizie

 neanche lontanamente tu cara

 Nerina puoi pensare cosa ho

 sofferto in questo frattempo;

 fame freddo botte 12 ore

 consecutive di lavoro giorno

 e notte nonché 2 ore di supple=

 mento sull’attenti in mezzo

 ad un cortile vestiti di roba

 fatta colla carta sempre pieni

 di pidocchi che ti torturavano

 senza alcuna disinfezione e

 queste sono le nostre peripezie

 più belle quando verrò a casa

 vi racconterò cose che non si

 possono credere se non si vedo=

 no coi propri occhi. Ed ora ti

 confiderò una cosa, non avrei

 mai creduto di riuscire a vivere

 dove sono cascati pezzi di uomi=

 ni ma Giacomino è diventato

 un altro con grande fervore ho

 sempre pregato la Madonna di

 Caravaggio ed ho smesso assolu=

 tamente di bestemmiare così

 anche nei momenti più diffi=

 cili più tristi del mio calvario

 m’è sembrato che una forza

 misteriosa mi 

 sorreggesse e mi aiutasse a

 tirare avanti fino ad arri=

 vare in fondo. Ed ora parlia=

 mo in po’ della nostra cara

 Febea ho una voglia di ba=

 ciarla sugli occhi occhi che

 tu non credi. Gli hai insegna=

 to a chiamare papà? Fa le

 bizze? Gli avete fatto avere 

 anche tanti vizietti, sua non=

 na Ebe specialmente che le

 voleva tanto bene; ha propo=

 sito di Ebe vorrei sistemare

 una questione io quando

 sono stato arrestato ero in

 pochi buoni rapporti con lei

 ti prego cara Nerina inter=

 cedi per me dille che mi

 perdoni che se ho avuto qual=

 che peccato ho duramente scon=

 tato; ed ora ti prego saluta

 tanto i miei cari genitori

 digli appena potrò scriverò an=

 che loro spero stiate tutti bene

 come me anche se piuttosto

 debole. Non sappiamo ancora

 quando verremo a casa; ba=

 cioni tanti tanti a Febea, che spe=

 ro sarà molto una bella

 bambina. Saluti infiniti

 Ermogene, Leda, Benito, Ebe e parenti

 Banfi Giacomo"

Igor Pizzirusso

INMSLI – Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia, Milano

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