Angelo Giuseppe Biffi 1909 - 1945 Bearbeiten

Angelo Giuseppe Biffi wird als ältestes von vier Kindern in eine Bauernfamilie geboren. Wegen des plötzlichen Todes des Vaters muss Angelo die Mutter und die drei Geschwister mit seinem Einkommen unterstützen. Mit Hilfe eines Onkels mütterlicherseits, Amedeo Riva, der den Heimatort Villa D’Adda zwecks Arbeitssuche verlassen hatte, findet Angelo eine Beschäftigung in der lombardischen Stahl- und Eisenfabrik Falck in Sesto San Giovanni. Er wird in der Abteilung Unione OMAN eingestellt, wo er sich im Laufe der folgenden Jahre bemüht, den Arbeitsanforderungen gerecht zu werden, und er wird zu einem guten Dreher. Er holt seine Familie nach Sesto San Giovanni nach, wo auch die drei Brüder Arbeit finden. Er lernt Klarinette zu spielen, und mit einigen Freunden spielt er in einer kleinen Band. Später heiratet er und wird Vater von zwei Töchtern, von denen die Ältere mit drei Monaten stirbt.

Der Onkel Amedeo, ein überzeugter Sozialist, hilft ihm in jungen Jahren, seine Ideen zu entwickeln, die sich gegen den damals vorherrschenden Faschismus richten. Angelo entwickelt sich zu einem aufrichtigen Anitifaschisten und wird nie Mitglied im Partito Nazionale Fascista (Nationale Faschistische Partei). Vor allem in den Kriegsjahren handelt er nie auf eigene Faust, sondern tut sich immer mit anderen zusammen, um den Faschismus zu bekämpfen. Er nimmt an allen Streiks der Jahre 1942 und 1943 bei Falck teil. Regelmäßig trifft er in einer nahe gelegenen Bar mit den drei Freunden und Arbeitskollegen Raffaele Cardellini, Pietro Marcante, Guglielmo Sistieri[1] zusammen, wo er die Regeln für das Verhalten in der Fabrik aufstellt und die Aktionen organisiert, um seine Ideen gegen den Krieg und die Unterdrückung zu verbreiten. Er verteilt Untergrundpresse und tritt der nach Luciano Migliorini benannten 184. Brigata Garibaldi Sap bei, die bei Falck aktiv ist. Nach dem Waffenstillstand vom 8. September 1943 wird der antifaschistische Kampf zum Partisanenkampf gegen den Nazifaschismus, und Angelo wirbt weiterhin für seine Ideale. Er nimmt auch am Generalstreik vom März 1944 teil, der acht Tage lang die Wirtschaft in Norditalien lahm legt, und wird deshalb in der Nacht vom 27. März 1944 in seiner Wohnung festgenommen. Man hält ihn zunächst in der Kaserne von San Fedele und dann im Gefängnis San Vittore in Mailand fest. Schließlich wird er nach Bergamo in die Kaserne Umberto I. überstellt, wo es ihm zum letzten Mal gelingt, seine Frau Irma Beretta und sein Töchterchen zu sehen. Bei dieser Gelegenheit steckt er ihnen einen Zettel zu, worauf geschrieben steht: „Ich bin fest entschlossen, meinem Schicksal entgegenzugehen. Wenn wir Glück haben, sehen wir uns wieder. Kopf hoch! Auch ich halte durch.“ Am 6. April 1944 wird er von Bergamo aus nach Mauthausen deportiert, wo er am 8. April eintrifft. Er erhält die Häftlingsnummer 61566. Einem offiziellen Dokument des Internationalen Suchdienstes in Bad Arolsen zufolge starb er dort am 15. April 1945, im Totenbuch des Krankenreviers im KZ Gusen ist sein Tod unter dem Datum 2. Mai 1945 eingetragen.

Ionne Biffi

ANED, Sektion Sesto San Giovanni-Monza

Ionne Biffi ist die Tochter von Angelo Giuseppe Biffi, Mitglied der Associazione nazionale ex deportati (ANED), Sektion Sesto San Giovanni-Monza und für die Fondazione Memoria della Deportazione in Mailand tätig.

Angelo Giuseppe Biffi was the eldest of four children from a peasant family. Following the sudden death of his father, Angelo had to support his mother and three siblings from his wages. With the help of an uncle on his mother’s side, Amedeo Riva, who had left their home town of Villa d’Adda to find work, Angelo secured a job in the Falck Lombard Steel and Iron Works in Sesto San Giovanni. He was assigned to the Unione OMAN factory where, over the following years, he worked hard to meet the demands of the job, becoming a skilled lathe operator. He brought his family to Sesto San Giovanni, where his three brothers also found work. He learned to play the clarinet and played in a small band with some friends. Later he married and fathered two daughters, the elder of whom died at the age of three months.

His Uncle Amadeo, a committed socialist, helped when he was young to develop ideas contrary to the prevailing Fascism of the time. Angelo grew into a genuine anti-Fascist and was never a member of the Partito Nazionale Fascista (National Fascist Party). In particular during the war, he never acted on his own initiative but always joined up with others to fight against Fascism. He took part in all the strikes at the Falck factories in 1942 and 1943. He and three friends and colleagues, Raffaele Cardellini, Pietro Marcante and Guglielmo Sistieri,[1] met regularly in a nearby bar, where Angelo compiled rules of conduct for the factory and organised the campaigns to spread his ideas against the war and repression. He distributed underground publications and joined the 184th Brigata Garibaldi Sap, named after Luciano Migliorini, which was active at the Falck works. After the armistice of 8 September 1943, the anti-Fascist campaign became a partisan struggle against Nazi fascism and Angelo continued to advocate his ideals. He took part in the general strike of March 1944, which brought the economy of northern Italy to a standstill for eight days. This led to his arrest on the night of 26 March 1944 in his apartment. He was initially held at the San Fedele barracks and then in the San Vittore jail in Milan. Finally he was transferred to the Umerto I prison in Bergamo, where he managed to see his wife Irma Beretta and his little daughter for the last time. At this meeting he handed them a note, on which as written: ‘I am determined to meet my fate. If we are fortunate, we will see each other again. Chin up! I too will keep on going.’ On 6 April 1944 he was deported from Bergamo to Mauthausen, where he arrived on 8 April. He was assigned prisoner number 61566. On 26 April 1944 he was transferred to the Gusen branch camp. According to an official document produced by the International Tracing Service in Bad Arolsen, he died there on 15 April 1945; the death register of the Gusen II concentration camp infirmary records his death as 2 May 1945.

Ionne Biffi

ANED, Sesto San Giovanni-Monza section

Angelo Giuseppe Biffi nasce a Villa D'Adda (Bergamo) il 9 giugno 1909, in una famiglia contadina ed è il maggiore di quattro figli. A causa della morte improvvisa del padre, Angelo si trova a dover aiutare anche economicamente la madre ed i tre fratelli. Con l'aiuto di uno zio materno, Amedeo Riva, che aveva già lasciato il paese di Villa D'Adda per lavoro, Angelo trova occupazione nella Ditta Acciaierie e Ferriere Lombarde Falck di Sesto San Giovanni. Viene assunto nel reparto Unione OMAN  dove, nel corso degli anni successivi, si impegnerà per imparare approfonditamente il lavoro e diventerà un bravo tornitore. Trasferisce la sua famiglia a Sesto San Giovanni, dove anche i tre fratelli trovano lavoro. Impara a suonare il clarino e con alcuni amici fa parte di un complessino musicale. Successivamente si sposa e diventa padre di due figlie, la maggiore delle quali muore a tre mesi d'età.  

Lo zio Amedeo, fervente socialista, lo aiuta in giovane età a maturare idee contrarie al fascismo imperante dell'epoca. Angelo diventa un sincero antifascista, infatti non si iscriverà mai al Partito Nazionale Fascista e, soprattutto negli anni della guerra, non sceglierà mai il cammino individuale ma si unirà ad altri per combattere il fascismo. Partecipa a tutti gli scioperi della Falck negli anni 1942, 1943. Si incontra regolarmente in un bar vicino a casa con tre amici e compagni di lavoro : RAFFAELE  CARDELLINI, PIETRO MARCANTE, GUGLIELMO SISTIERI (1) dove organizza il comportamento da tenere in fabbrica per propagare le sue idee contro la guerra e la repressione. Diffonde la stampa clandestina, entra nella 184a Brigata Garibaldi Sap "Luciano Migliorini" che opera nella Falck. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 la lotta antifascista diventa lotta partigiana contro il nazifascismo ed Angelo continua a divulgare i suoi ideali. Partecipa anche agli scioperi del marzo 1944, che paralizzano l'attività industriale nell'Italia settentrionale per otto giorni consecutivi e, per questo, viene arrestato nella sua abitazione, nella notte del 27 marzo 1944. Rinchiuso dapprima nella Caserma di San Fedele e poi nel carcere di San Vittore a Milano, viene successivamente trasferito nella Caserma Umberto I° di Bergamo, dove riesce a vedere per l'ultima volta la moglie Irma Beretta e la sua bambina.  In quell'occasione consegnerà loro alcuni biglietti dove scrive : "Sono deciso di seguire il mio destino. Se la fortuna mi segue ci rivedremo ancora. Morale alto come il mio"  Il 6 aprile 1944 parte da Bergamo e viene deportato a Mauthausen dove arriva l'8 aprile. Sarà immatricolato con il n° 61566. Il 26 aprile 1944 è trasferito a Gusen. Secondo un documento ufficiale di Arolsen lui moriva il 15 aprile 1945, e secondo il libro dei morti dell’ospedale di Gusen il 2 maggio 1945. 

Redatta dalla figlia Ionne Biffi

ANED sezione di Sesto San Giovanni - Monza / Fondazione memoria della Deportazione

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[1] Nota integrativa da Il libro dei Deportati. I deportati politici 1943-1945, Volume I,  a cura di Giovanna D’Amico, Giovanni Villari, Francesco Cassata, Milano Mursia, 2009 ricerca diretta da Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia, promossa da ANED – Associazione Nazionale Ex Deportati; vedi anche Giuseppe Valota , Streikertransport.  La deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943 – 1945, a cura di Giuseppe Vignati Edizioni Guerini e Associati  Milano 2007 :

- RAFFAELE  CARDELLINI  nato a Offagna (An) il 30 aprile 1898, meccanico presso la Falck Unione Oman. Arrestato a Sesto San Giovanni il 4 marzo 1944 fuori da esercizio pubblico. Detenuto in Milano a San Fedele, e San Vittore.  Giunge a Mauthausen il 16 aprile 1944, matricola 63705, classificato con la categoria Schutz. E’ trasferito a Gusen  dove muore il 15 novembre 1944.

- PIETRO MARCANTE nato a Zanè (Vi) il 13 ottobre 1903, meccanico presso la Falck Unione Fonderia. Arrestato a Sesto San Giovanni il 28 marzo 1944. Detenuto in Milano a San Fedele e San Vittore, a Bergamo nella Caserma Umberto I. Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944, matricola 61681 classificato con la categoria Schutz. E’ trasferito a Gusen tra il 26/28 aprile 1944. E’ trasferito a Mauthausen  l’11 luglio 1944. E’ trasferito a Linz III il 20 luglio 1944. Muore in Italia a Thiene (Vi)  il 29 giugno 1945.

- GUGLIELMO SISTIERI nato a Vescovana (Pd) gruista presso la Falck  Unione Sturi Cerco. Arrestato a Sesto San Giovanni il 28 marzo 1944. Detenuto in Milano a San Vittore.  Giunge a Mauthausen l’8 aprile 1944, matricola 61755 classificato con la categoria Schutz. E’ trasferito a Gusen il 26 aprile 1944. E’ trasferito a Mauthausen il 6 marzo 1945 dove muore il 29 marzo 1945.