Dino Francini era nato a Firenze il 2 luglio 1898. Nel 1929 aveva perso la giovane moglie Bianca, morta in conseguenza del parto. I suoi due bambini, un maschio di due anni e mezzo e una femmina di 13 giorni, rimasero con la nonna paterna.
Dino Francini era vicedirettore della sede fiorentina di via Strozzi della Banca Commerciale, e lì venne arrestato il 12 marzo 1944; alla banca si presentarono due uomini in borghese, rivelatisi poi fascisti repubblicani. Dalla portineria era stato avvisato che stavano entrando nel suo ufficio; ebbe appena il tempo di far scappare da una porta secondaria due antifascisti che si trovavano con lui e che erano in possesso di un elenco di nomi di partigiani. Sfortunatamente lui non riuscì a fuggire.
Si trattò di un arresto individuale mirato a causa della sua attività nella Resistenza. Aveva messo in salvo alcuni ebrei e indirizzava ai gruppi partigiani chi voleva lottare contro il nazifascismo.
Dopo l’arresto, prima fu portato alla famigerata Villa Triste, dove fu torturato per 7 giorni dal fascista Carità allo scopo di estorcergli nomi e informazioni che non fornì. Quindi fu trasferito al carcere delle Murate e successivamente al campo di concentramento e di transito di Fossoli. Da lì, su vagoni bestiame ferroviari fu deportato a Mauthausen dove giunse il 24 giugno 1944 e venne immatricolato col n. 76.345. Fu poi trasferito al sottocampo di Gusen, al micidiale lavoro di scavo nelle gallerie. Riuscì a sopravvivere per più di cinque mesi: morì il 17 gennaio 1945.
La famiglia conserva alcune lettere scritte dalle Murate e da Fossoli. Lettere strazianti, dove c’e tutta la consapevolezza della scelta fatta e del suo destino. Il suo pensiero principale non fu per la sua vita, ma per i figli e più volte raccomandò alla madre di prendersi cura dei due bambini.
Camilla Brunelli
Museo della Deportazione e Resistenza, Prato
Fonti:
Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza, Guida-catalogo, progetto editoriale a cura di Camilla Brunelli, Prato 2010 (2014).
Il libro dei deportati, ricerca diretta da Brunello Mantelli e Nicola Tranfaglia, promossa da ANED-Associazione Nazionale.
Ex-Deportati, volume I, I deportati politici 1943-1945 (a cura di Giovanna D’Amico, Giovanni Villari, Francesco Cassata), Milano, Mursia, 2009.
Gabriella Nocentini, Perché il silenzio non sia più silenzio. Dino Francini, deportato a Mauthausen, nel ricordo della figlia.
Edizioni dell’Assemblea, Consiglio regionale della Toscana, Firenze 2014.
Famiglia Francini.
Dino Francini hatte im Jahre 1929 seine junge Ehefrau Bianca verloren, die nach einer Entbindung verstorben war. Ihre beiden Kinder, ein zweieinhalbjähriger Junge und ein 13 Tage altes Mädchen, blieben bei der Großmutter väterlicherseits.
Dino Francini war Vizedirektor einer der Filialen der Banca Commerciale Italiana in Florenz in der Via Strozzi, wo er am 12. März 1944 verhaftet wurde. In der Bank stellten sich zwei Herren in Zivilkleidung vor, die sich später als Repubblichini (Milizen der faschistischen Saló-Republik) herausstellten. Von der Portiersloge aus wurde Francini gewarnt, dass diese zwei Männer in sein Büro wollten. Da hatte er gerade noch Zeit, zwei Antifaschisten, die bei ihm im Büro waren, zur Flucht durch eine Hintertür zu verhelfen. Sie hatten eine Liste mit den Namen von Partisanen bei sich. Unglücklicherweise gelang ihm selbst die Flucht nicht.
Es handelte sich hier um eine gezielte, einzelne Festnahme aufgrund seiner aktiven Tätigkeit im Widerstand. Er hatte auch einige Juden in Sicherheit gebracht und führte Menschen, die gegen den Nazifaschismus kämpfen wollten, zu den Partisanengruppen. Nach seiner Verhaftung wurde er zunächst in die berüchtigte Villa Triste gebracht, wo er sieben Tage lang vom Faschisten Carità gefoltert wurde, der von ihm Namen und Informationen erpressen wollte, die Francini jedoch nicht preisgab. Anschließend wurde er ins Gefängnis Murate und darauf folgend ins Durchgangslager Fossoli überstellt. Von dort aus wurde er in Viehwaggons nach Mauthausen deportiert, wo er am 24. Juni 1944 eintraf und unter der Häftlingsnummer 76345 registriert wurde. Dann kam er ins Außenlager Gusen und musste in den mörderischen Stollen Zwangsarbeit leisten. Mehr als fünf Monate konnte er überleben und starb am 17. Jänner 1945.
Seine Familie bewahrt einige Briefe aus dem Gefängnis und aus dem Durchgangslager Fossoli. Es sind herzzerreißende Briefe, in denen er vorbehaltlos zu seiner Entscheidung für den Widerstand steht und wo zum Ausdruck kommt, dass er sich über sein weiteres Schicksal im Klaren war. Sein erster Gedanke gilt nicht seinem eigenen Leben, sondern dem der Kinder, und mehrmals bittet er seine Mutter, sich der beiden Kleinen anzunehmen.
Camilla Brunelli
Museo della Deportazione e Resistenza, Prato
Camilla Brunelli ist Direktorin des Museo della Deportazione e Resistenza, Prato, und Mitglied der Associazione nazionale ex deportati (ANED), Sektion Prato.
Quellen:
Familie Francini.
Literatur:
Camilla Brunelli (Hg.): Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza, Museumskatalog (Prato 2010).
Giovanna D’Amico/Giovanni Villari/Francesco Cassata(Hg.): Il libro dei deportati. I deportati politici 1943–1945, Band I (Mailand 2009), Forschungsarbeit unter der Leitung von Brunello Mantelli, Nicola Tranfaglia, gefördert von der ANED.
Gabriella Nocentini: Perché il silenzio non sia piú silenzio. Dino Francini, deportato a Mauthausen, deportato a Mauthausen, nel ricordo della figlia (Florenz 2014).
Dino Francini had lost his young wife Bianca in 1929 when she died shortly after giving birth. Their two children, a two and a half year-old boy and a thirteen day-old girl, remained with their grandmother on their father’s side.
Dino Francini was deputy director of a branch of the Banca Commerciala Italiana in Florence, in Via Strozzi, where he was arrested on 12 March 1944. Two men in civilian clothing presented themselves at the bank who later turned out to be Repubblichini (members of the militia in the Fascist Saló Republic). Francini was warned by the porter that these two men were on their way to his office. This gave him just enough time to help two anti-Fascists, who were with him in the office, to escape via the back door. They were carrying a list with the names of the partisans. Unfortunately, Francini himself was not able to get away.
This was a case of a targeted, individual arrest on account of his activities in the resistance. He had also helped several Jews to safety and delivered people to the partisans who wanted to join the fight against Nazi fascism. After his arrest he was taken first to the infamous ‘Villa Triste’, where he was tortured for seven days by Carità, a Fascist, who was trying to extort names and information from him, which Francini did not give up. He was then taken to the ‘Murate’ prison and subsequently to the Fossoli transit camp. From there he was deported in cattle trucks to Mauthausen, where he arrived on 24 June 1944 and was registered under prisoner number 76345. He was then transferred to the Gusen branch camp and was forced to work in the murderous conditions of the tunnel complex. He was able to survive for over five months before dying on 17 January 1945.
His family still has some of his letters from his time in prison and in the Fossoli transit camp. They are heart-breaking letters in which he abides, unconditionally, by his decision to join the resistance and from which it is clear that he knows what is coming. His first thoughts are not for his own life but for that of his children and several times he asks his mother to take care of them both.
Camilla Brunelli
Museo della Deportazione e Resistenza, Prato
Translation into English: Joanna White
Sources:
The Francini family.
References:
Camilla Brunelli (ed.): Fondazione Museo e Centro di documentazione della Deportazione e Resistenza [Museum Catalogue] (Prato 2010).
Giovanna D’Amico / Giovanni Villari / Francesco Cassata (ed.): Il libro dei deportati. I deportati politici 1943-1945 [The Book of Deportees. Political deportees 1943–1945], vol. I (Milan 2009), research led by Brunello Mantelli, Nicola Tranfaglia, sponsored by ANED.
Gabriella Nocentini: Perché il silenzio non sia piú silenzio. Dino Francini, deportato a Mauthausen, nel ricordo della figlia [Because Silence is no Longer Silent. Dino Francini, deported to Mauthausen, rememberd by his daughter] (Florence 2014).