Osvaldo Negroni wurde am 18. Februar 1919 als Sohn von Gaetano und Clementina Veronesi in Amola (Gemeinde San Giovanni in Persiceto (BO)) geboren. Er wohnte in der Via Cavamento 13 in Amola. Drei Jahre Grundschule. Bauer. Ledig. Von April 1939 bis zum 8. September 1943 leistete er seinen Militärdienst in der Artillerie in Pordenone.
Er kämpfte im Bataillon „Marzocchi“ der 63. Garibaldi-Brigade „Bolero“ in San Giovanni in Persiceto und in Amola.
Negroni wurde am 10. Dezember 1944 in Amola verhaftet. Erinnerungen des Bruders Marino an jene Ereignisse:
„Während der Razzia in Amola am 5. Dezember 1944 kamen die Deutschen nicht zu uns. Sie kamen aber ein paar Tage später, an einem Sonntagnachmittag. Wir haben seit einiger Zeit versucht, für meinen Bruder „ordnungsgemäße“ Papiere zu bekommen, was sowohl daheim als auch unterwegs nützlich gewesen wäre. Es gab einen in der Bewegung, der Kontakte mit den Repubblichini [die Anhänger der Repubblica Sociale Italiana] hatte und dem es gelang, sie zu bekommen. Ich war an jenem Sonntagnachmittag in Persiceto, um dieses Dokument abzuholen, als mir einer beim Fahrradabstellplatz sagte, dass sie bei mir daheim wären, um meine Familie abzuholen. Ich fuhr nachhause, aber mein Bruder und mein Vater waren bereits verhaftet. Ich ging zur Villa Tamburi in der Via Modena, zu der sie gebracht worden waren und legte die Dokumente vor. Sie sagten mir, dass sie sie prüfen würden und dann würde man sehen. Aber es war auch Hans da, der Deutsche von der großen Razzia in Amola, der meinen Bruder kannte, und das war auf jeden Fall ein schlechtes Zeichen. Tatsächlich ließen sie meinen Vater gleich wieder frei. Osvaldo aber wurde in das Gefängnis San Giovanni in Monte gebracht, zusammen mit mehreren anderen, die sie am selben Sonntagnachmittag in Amola verhaftet hatten. Wir sind mehrere Male zu ihm gegangen, wir konnten ihn aber nie sehen. Einmal sagten sie uns dann, dass er nach Bozen gebracht worden wäre.” (aus: Renato Bergonzini: La Resistenza a Bologna – Testimonianze e documenti, Band V (Bologna 1980), S. 777)
Osvaldos Einlieferung ins Gefängnis des SS-Kommandos San Giovanni in Monte wurde am 13. Dezember 1944 verzeichnet. Seine Häftlingsnummer lautete 12598. Es wurde vermerkt, dass er aus einer „Sicherheitszelle“ kam, womit die Zellen des Außenkommandos Bologna der Sipo-SD in der Via Santa Chiara 6/3 gemeint sind, wo die Gestapo die Verhöre durchführte.
Am 22. Dezember 1944 wurde er dem Transport von 100 Häftlingen ins Konzentrations- und Durchgangslager Bozen-Gries angeschlossen, von wo man ihn am 8. Jänner 1945 mit dem Transport von 483 Internierten, von denen 84 aus der Gruppe von Bologna stammten, nach Mauthausen deportierte.
Bei seiner Ankunft im österreichischen Lager am 11. Jänner 1945 erhielt der die Häftlingsnummer 115627 und wurde mit dem roten Dreieck als Schutzhäftling (politischer Häftling) eingestuft. Ausgewiesener Beruf: Bauer.
Er blieb bis zum 7. Februar 1945 in Quarantäne. Am drauffolgenden Tag wurde er ins Außenlager Gusen gebracht, wo er als Hilfsarbeiter in der Waffenproduktion der Firma Steyr-Daimler-Puch arbeite.
Als Datum seines Todes in Gusen wurde der 22. April 1945 vermerkt.
Die Kommission zur Anerkennung der Partisanen der Region Emilia-Romagna hat ihn als Partisan anerkannt. Sein operatives Wirken erstreckte sich vom 1. Jänner 1944 bis zum 22. April 1945.
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Quelle:
www.ciportanovia.it – Ein Projekt der Sektion Bologna der A.N.E.D. und der gesetzgebenden Versammlung der Region Emilia-Romagna
Negroni Osvaldo, da Gaetano e Clementina Veronesi, nato il 18 febbraio 1919 ad Amola di San Giovanni in Persiceto (BO); residente ad Amola di San giovanni in Persiceto, in via Cavamento n. 13. 3a elementare. Colono. Celibe. Prestò servizio militare in artiglieria a Pordenone dall'aprile 1939 all'8 settembre 1943.
Militò nel battaglione «Marzocchi» della 63a brigata Garibaldi «Bolero» e operò a San Giovanni in Persiceto e Amola.
È arrestato il 10 dicembre 1944 ad Amola. Il fratello Marino ricorderà così quegli avvenimenti:
“Quando ci fu il rastrellamento di Amola il 5 dicembre 1944, i tedeschi da noi non vennero. Vennero invece qualche giorno dopo, una domenica pomeriggio. Da un po’ di tempo cercavamo di ottenere un documento che permettesse a mio fratello di essere “in regola”, che potesse servire in quei momenti che era a casa o in giro. C’era un organizzato nel movimento che aveva dei contatti coi repubblichini e riuscì a ottenerlo. Io ero a Persiceto, quella domenica pomeriggio, per ritirare appunto tale documento, quando venni avvertito da uno che giunse al deposito biciclette che a casa mia stavano prendendo su i miei familiari. Andai a casa, ma già mio fratello e mio padre li avevano arrestati. Andai alla villa Tamburi, in via Modena, dove erano stati portati e presentai i documenti. Mi dissero che avrebbero controllato e poi si sarebbe visto. Però c’era presente il tedesco Hans, quello del grosso rastrellamento di Amola e che conosceva mio fratello e questo era certamente un brutto segno. Infatti mio padre lo rilasciarono subito, invece Osvaldo venne portato in carcere a San Giovanni in Monte, assieme a vari altri che avevano arrestato la stessa domenica pomeriggio ad Amola. Siamo andati da lui più volte, ma non abbiamo mai potuto vederlo. Poi una volta ci dissero che era partito per Bolzano.” (da: Renato Bergonzini: La Resistenza a Bologna – Testimonianze e documenti, Volume V (Bologna 1980), pag. 777)
A San Giovanni in Monte Osvaldo è registrato in in gresso il 13 dicembre 1944, con matricola 12598, a disposizone del «comando tedesco SS», registrato come proveniente da «camera di sicurezza», ovvero le celle dell'Aussenkommando Bologna della Sipo-SD, in via Santa Chiara 6/3, dove avvenivano gli interrogatori da parte della Gestapo.
Il 22 dicembre 1944 è aggregato al trasporto di 100 detenuti verso il campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries, dove rimarrà fino all'8 gennaio 1945, data di partenza del convoglio che deporterà a Mauthausen 483 internati, tra i quali 84 del gruppo proveniente da Bologna.
All'arrivo nel lager austriaco, l'11 gennaio 1945, riceve la matricola 115627 ed è classificato come Schutzhaeftlinge (detenuto per motivi di sicurezza, equivalente a detenuto politico, con triangolo rosso); mestiere dichiarato: contadino.
Rimane in quarantena fino al 7 febbraio 1945, poi dal giorno 8 febbraio è trasferito al sottocampo di Gusen, assegnato comeHilfsarbeiter(manovale) alla produzione di armi per la ditta Steyr-Daimler-Puch.
Risulta deceduto a Gusen il 22 aprile 1945.
Riconosciuto partigiano dalla appositaCommissione regionale, con ciclo operativo dall'1 gennaio 1944 al 22 aprile 1945.
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Fonte:
www.ciportanovia.it – Progetto realizzato da A.N.E.D. sezione di Bologna e Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna