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Claudio Calanchi 1928 - 1945 Aggiornare

Nato 12.1.1928 in Anzola dell'Emilia
Morto 3.5.1945 in Gusen

Biografia

Calanchi Claudio, da Paolo e Teresa Maccaferri, nato il 12 gennaio 1928 ad Anzola dell'Emilia (BO), lì residente, in via Casetti n. 11. Celibe.

La famiglia, di tradizione antifascista, era originaria di Calcara (BO) ma dal 1932 si era installata nella campagna a nord di Anzola dell'Emilia, divenendo affittuaria di un fondo di 93 tornature in cui lavoravano il padre Paolo, la mamma Teresa e i figli Guido, Paolo, Ugo e Claudio.

Nonostante la giovane età Claudio iniziò a collaborare con il movimento partigiano locale, militando nel battaglione «Tarzan» della 7a brigata Garibaldi GAP «Gianni».

È arrestato ad Anzola dell'Emilia il 5 dicembre 1944 nel corso del grande rastrellamento che in quei giorni investì la pianura tra San Giovanni in Persiceto, Amola, Anzola dell'Emilia. È portato dapprima con gli altri rastrellati nelle scuole di Anzola, poi inviato a Bologna, dove è incarcerato a San Giovanni in Monte dal 9 dicembre 1944, a disposizione del «comando tedesco SS», registrato con matricola 12492.

Racconterà il fratello Ugo in una testimonianza:

"Cominciammo a darci da fare per farlo liberare. Poco tempo prima, un tedesco della Wehrmacht aveva fatto scuola a Claudio e conosceva bene il ragazzo; lo rintracciammo, ma quando intervenne presso il Comando delle S.S. era troppo tardi, Claudio era già stato inviato nel campo di concentramento di Mauthausen".1

Il 22 dicembre 1944 infatti Claudio è aggregato al trasporto di 100 detenuti verso il campo di concentramento e transito di Bolzano-Gries, dove rimarrà fino all'8 gennaio 1945, data di partenza del convoglio che deporterà a Mauthausen 483 internati, tra i quali 84 del gruppo proveniente da Bologna. All'arrivo nel lager austriaco, l'11 gennaio 1945, è classificato con la categoria Schutz e riceve la matricola 115413; mestiere dichiarato: manovale.

Resta in quarantena fino al 12 febbraio 1945, poi è inviato al sottocampo di Gusen II, assegnato al B.A. III, denominazione per le linee di produzione aeronautiche per il caccia a reazione Me 262 della Messerschmitt, allestite nel sistema di gallerie scavate dai detenuti a St. Georgen, in codice «Bergkristall».

Risulta deceduto a Gusen il 3 maggio 1945.

Racconta ancora Ugo Calanchi:

"I mesi che ci separarono dalla Liberazione furono angosciosi e pieni di speranze. Dopo la Liberazione tutta la famiglia aspettava Claudio, come del resto facevano tutti i famigliari degli arrestati e deportati. Il primo ad arrivare in paese fu Romano Tagliavini, ci recammo da lui, era magro da far paura, raccontò le atrocità che i nazisti praticavano sui prigionieri, cose che facevano rizzare i capelli. Mio fratello era sempre stato con un gruppetto di Anzola, ma, come disse Romano, molti non hanno resistito, sono morti pochi giorni prima di essere liberati e Claudio era fra questi. Quando ritornò mio cognato Cesare Buldrini, anch'esso deportato in quel campo, confermò purtroppo la tragica notizia. Claudio aveva solo 16 anni".

Claudio Calanchi è stato riconosciuto partigiano dalla apposita Commissione regionale, con ciclo operativo dal 15 giugno 1944 alla Liberazione.

È ricordato nel Sacrario di Piazza Nettuno a Bologna.

www.ciportanovia.it

 

Fonte:

www.ciportanovia.it – Progetto realizzato da ANED sezione di Bologna e Assemblea legislativa Regione Emilia-Romagna

Nota:

1 Testimonianza di Ugo Calanchi in: Anzola: un popolo nella Resistenza, a cura di A. e L. Graziosi, Anzola dell'Emilia 1989.

 

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