Gino Tommasi nacque ad Ancona il 19 settembre 1895, in un edificio popolare nella Piazza del Campo della Mostra. Oggi Piazza Enrico Malatesta. Terminato il liceo nel 1915 s'iscrisse alla Università di Scienze matematiche, a Bologna. Partecipò alla Grande Guerra come sottotenente degli Alpini. Finita la guerra, riprese gli studi a Bologna. Si laureò nel 1920 come Ingegnere ed Architetto. Ad Ancona iniziò la sua professione. Oppositore del regime fascista fin dal 1922, osteggiato nella sua professione subì aggressioni dagli squadristi. Contrasse matrimonio nel 1923 con Alma Vecchini dalla quale ebbe tre figli, Giorgio, Paolo, Gigliola. Entrato nel partito comunista, fu nominato Comandante della Guardia Nazionale. Durante l'occupazione tedesca di Ancona, Tommasi (sotto il nome di battaglia di "Annibale") diventò responsabile unico della Resistenza delle Marche. Tradito da un delatore, il 9 febbraio 1944 venne sorpreso ed arrestato nella sua casa di Ancona. Trasferito nel carcere di Pesaro, venne consegnato alla polizia tedesca a Forlì, dove subì violenze e torture. Fiero delle sue responsabilità non tradì l'intera Resistenza marchigiana. Giudicato dal Tribunale di guerra germanico che aveva sede nella cittadina marchigiana di Macerata, assolto dalle accuse di capo partigiano, venne tuttavia condannato come nemico del Reich, all'internamento nei campi di concentramento. Trasferito inizialmente nel campo di Fossoli. Da esso fu deportato il 21 giugno 1944. Dopo tre giorni di viaggio, arrivò al campo di Mauthausen. Uomo robusto non venne selezionato per le docce della morte. Dopo la quarantena, si ritiene a Gusen, fu inviato a Wiener Neustadt il 5 luglio 1944.
Impiegato alla Rax-Werk nei lavori di produzione, apparati per la marina tedesca. In seguito alla Lokomotivfabrik. Qui venne adibito a lavori nell'officina di materiali ferroviari.
Il lavoro si svolgeva nel capannone di una vecchia fabbrica chiamata Serbenhalle, lunga duecento metri, senza nessun riscaldamento. I deportati vivevano dentro all'opificio, gli uffici erano diventati puzzolenti dormitori. La fame rappresentava la tortura più grande. Altro incubo: le SS tedesche ed i kapò a guardia del campo, che mantenevano il terrore sui prigionieri con somministrazioni di sevizie e violente bastonature. Dopo tredici mesi, in cui era stato costretto a peregrinare tra carceri italiani e campi di concentramento austriaci, Tommasi combatteva ancora con le uniche risorse che gli rimanevano: la lucidità nell'insegnare la democrazia, diffonderla tra i giovani finiti nelle maglie dell’inferno concentrazionario. Incurante del pericolo, esponendosi a punizioni che portavano alla morte come sobillatore, coraggiosamente Annibale continuava ad agire. In condizioni disperate di salute dovute agli edemi alle gambe, fu trasportato di peso da altri prigionieri fino al campo di Steyr-Münichholz. Peggiorate le sue condizioni di salute lo riportarono fino a Gusen. Allo stremo, sostenuto dai compagni più forti, spirò alle ore nove a Gusen III il 5 maggio 1945. Con la lucidità di cui ancora poté disporre negli ultimi minuti prima della morte, raccomandò ai suoi compagni di non disperdere quanto avevano fatto per una Italia libera e democratica.
Attilio Bevilacqua
Tratto dal libro di Attilio Bevilacqua: Gino Tommasi (Annibale). V° Brigata Garibaldi (Ancona 2018).
Gino Tommasi wurde am 19. September 1895 in Ancona in einem schlichten Haus auf der Piazza del Campo della Mostra, der heutigen Piazza Enrico Malatesta geboren. Nach dem Abitur 1915 schrieb er sich an der Universität für mathematische Studien in Bologna ein. Er nahm als Unterleutnant der Alpini am Ersten Weltkrieg teil. Nach dem Krieg nahm er sein Studium in Bologna wieder auf. Er schloss sein Studium 1920 als Ingenieur und Architekt ab und begann in Ancona in seinem Beruf zu arbeiten. Tommasi war seit 1922 ein Gegner des faschistischen Regimes. Er wurde in seiner Berufsausübung behindert und war den Angriffen der Squadristen ausgesetzt. 1923 heiratete er Alma Vecchini, mit der er drei Kinder hatte: Giorgio, Paolo und Gigliola. Als Mitglied der kommunistischen Partei wurde er zum Kommandanten der Guardia Nazionale ernannt. Während der deutschen Besatzung Anconas war Tommasi unter dem Kampfnamen „Annibale“ der alleinige Verantwortliche der Resistenza der Region Marken. Am 9. Februar 1944 wurde er, nachdem ihn ein Verräter denunziert hatte, in seinem Heim in Ancona überrascht und in Haft genommen. Nach seiner Überführung in das Gefängnis von Pesaro wurde er der deutschen Polizei in Forlì übergeben, wo er Gewalt und Folter erlitt. Da er auf seine Verantwortung sehr stolz war, verriet er die Resistenza der Marken nicht. Er wurde vor ein deutsches Kriegsgericht gestellt, das seinen Sitz in Macerata hatte, einer Kleinstadt in den Marken. Obwohl er von der Anschuldigung, Anführer der Partisanen zu sein, freigesprochen wurde, verurteilte man ihn dennoch als Feind des Reiches zur Internierung im Konzentrationslager. Er kam zunächst in das Lager von Fossoli. Am 21. Juni 1944 wurde er in das Konzentrationslager Mauthausen deportiert, wo er drei Tage später ankam. Da er ein kräftiger Mann mit einer robusten Statur war, wurde er nicht für die Todesduschen ausgewählt. Nach der Quarantäne, die er vermutlich in Gusen verbracht hatte, wurde er am 5. Juli 1944 nach Wiener Neustadt geschickt.
Er arbeitete in der Produktion der Rax-Werke, wo Güter für die deutsche Marine hergestellt wurden. Danach kam er in die Lokomotivfabrik, wo er in der Eisenbahnwerkstatt Zwangsarbeit leistete.
Die Arbeiten fanden in der Werkshalle einer alten Fabrik statt, die Serbenhalle genannt wurde. Die zweihundert Meter lange Fabrikshalle war nicht geheizt. Die Deportierten waren in der Fabrikshalle untergebracht, die Arbeitsräume waren stinkende Schlafsäle geworden. Der Hunger war die größte Folter. Ein weiterer Albtraum waren die deutsche SS und die Kapos, welche die anderen Häftlinge beaufsichtigten und sie mit Schikanen und grausamen Stockhieben terrorisierten. Nach 13 Monaten, die er in italienischen Gefängnissen und österreichischen Konzentrationslagern verbracht hatte, kämpfte Tommasi mit der einzigen Waffe, die ihm noch blieb: Sein klarer Verstand, mit dem er die Demokratie lehrte und sie in den Reihen der Jungen, die im Netz der Höllenmaschinerie der Konzentrationslager gefangen waren, verbreitete. Ungeachtet der Gefahr von Bestrafungen, die Aufwiegler mit dem Tod bezahlten, setzte Annibale tapfer seine Tätigkeiten fort. Sein Gesundheitszustand war aufgrund von Beinödemen sehr schlecht. Mithäftlinge brachten ihn ins Lager Steyr-Münichholz. Nachdem sich seine Gesundheit weiterhin verschlechterte, brachte man ihn zurück nach Gusen. Als er mit seiner Kraft am Ende war, verstarb er, gestützt von seinen stärksten Kameraden, um neun Uhr am 5. Mai 1945 in Gusen III. Bevor er starb, trug er seinen Kameraden mit klarem Verstand auf, weiterhin für ein freies und demokratisches Italien zu kämpfen.
Attilio Bevilacqua
Auszug aus dem Buch von Attilio Bevilacqua: Gino Tommasi (Annibale). V° Brigata Garibaldi (Ancona 2018).